QUANDO SOFFIA IL VENTO DEL CAMBIAMENTO: 5 domande per gestire i bilanci professionali e i buoni propositi
Qualsiasi sia la collocazione temporale che associamo all’idea del cambiamento, esiste un momento in cui “facciamo il bilancio”.
Per alcuni di noi arriva all’inizio dell’anno da calendario; per altri a settembre, complici il retaggio scolastico e il rallentamento estivo che facilita i pensieri. Può essere in concomitanza con uno step della vita, come il compimento dei 40 anni. Oppure una situazione di stallo, la sensazione che non siamo più nel posto giusto e non sappiamo ancora perché.
Cosa hanno in comune questi momenti?
Sono associati all’immagine di un pit stop, di un bivio, di una fase critica che segna la rottura tra un “prima” e un “dopo”.
In queste occasioni ci fermiamo a pensare alla strada percorsa e ai buoni propositi per il futuro. Sono pensieri sparsi o liste strutturate, parole libere o colonne da riempire.
Ma quanto tempo dedichiamo a scegliere le domande da farci in questi momenti? Come scegliamo i titoli delle liste che compiliamo?
Bilanciare, per definizione, implica mettere a confronto qualcosa e trovare un equilibrio.
Ma cosa stiamo comparando e a quale equilibrio aneliamo?
Se la risposta è che non lo sappiamo o che basta un confronto pro&contro nelle nostre liste personali, questo articolo fa per noi. Ci servirà per iniziare a passare dai buoni propositi al bilancio professionale.
5 DOMANDE DA CUI PARTIRE PER GODERE DELLA BREZZA DEL CAMBIAMENTO PRIMA CHE ARRIVI UNA TEMPESTA
- Dove sto andando?
Come per tutti i progetti di vita, anche i tuoi piani professionali hanno bisogno di un NORD da prendere a riferimento, di una meta a cui puntare e di una bussola per orientarti.
Il NORD sono i valori, l’unicità, la missione personale. Qual è la tua visione del lavoro, della carriera, del successo?
La META è la destinazione che scegli in un particolare momento. Cosa vuoi raggiungere adesso e come saprai di esserci arrivato?
La BUSSOLA … sei tu. Non c’è nessun altro che può farlo al tuo posto. Se lasci che il capo o le aspettative degli altri guidino il tuo percorso, rischi di trovarti dove altri viaggiatori vorrebbero arrivare, con la conseguenza possibile di trovarti a Oslo a dicembre con la valigia piena di costumi da bagno.
Come puoi, quindi, usare la bussola? Esercitando il potere di scelta. E le scelte bilanciate, come stiamo vedendo, nascono da buone domande, non da buoni propositi.
- Chi e cosa mi può aiutare? Chi e cosa mi può rallentare?
Come tutte le avventure che si rispettino, hai bisogno di buoni compagni di viaggio che ti aiutino a scegliere i percorsi migliori, ti supportino se ti senti stanco e che condividano una birra a fine giornata. I compagni di viaggio, tuttavia, non sempre riusciranno ad evitarti le difficoltà.
Chiediti chi sono i tuoi buoni compagni di viaggio – che fuori di metafora vuol dire individuare chi potrà farti da sponsor facilitando la tua evoluzione professionale. Non cercarlo necessariamente tra chi ti conosce meglio. Chi ti conosce, sa il tuo valore e cosa aspettarsi dal te presente (nella migliore delle ipotesi) o dal te passato (nella peggiore), non necessariamente è anche la persona che può aiutarti a costruire il professionista futuro che vuoi diventare.
Chi può aiutarti, per esempio?
- Il tuo responsabile diretto, se ha il potere di promuovere una revisione del tuo ruolo (non necessariamente un “avanzamento” se non è questo che vuoi; se ancora non sai cosa vuoi, torna al punto n.1);
- HR se la tua azienda ne ha uno (in questo caso, però, arriva preparato con la risposta alla domanda 1. insieme alle situazioni in cui hai dimostrato di avere le carte per questo cambiamento e alle ricadute positive che questo cambiamento potrebbe avere per la tua organizzazione);
- Un collega che lavora in un ambito che ti interessa, che può promuovere la tua partecipazione in un progetto temporaneo per crearti l’esperienza da portare successivamente a HR;
- Se sei un lavoratore autonomo puoi identificare un supporto all’esterno del tuo contesto: ti può essere utile un mentore che ha già vissuto un percorso simile e può metterti in guardia da alcuni pericoli, indicarti le scorciatoie.
Chiediti anche chi/cosa potrà frenarti: cosa dovrebbe succedere per farti desistere in questo viaggio? Cosa potrebbe accadere perché abbandoni la meta o devi dal percorso?
Fai affidamento sulle risorse presenti e utilizza l’immaginazione dei possibili ostacoli per costruire vie alternative da usare all’occorrenza.
Se sai di poter perdere l’aereo a causa di una coincidenza stretta, sicuramente ti faciliterà sapere se ci sono mezzi alternativi o un aereo successivo, davanti al gate che chiude. O magari, ti farà optare per un volo più costoso ma con coincidenze più sicure.
- Quali paesaggi vedo intorno?
Questo è un consiglio per imparare durante il viaggio e goderti il panorama.
Come ogni avventura che si rispetti ti insegnerà qualcosa solo se farai attenzione a quello che sta accadendo, anche per capire quando è il caso di cambiare itinerario perché il tempo non è sufficiente per raggiungere la meta in sicurezza o perché ti interessa dedicarne di più a qualcosa di inaspettato che ti è capitato lungo la via.
Rinchiudersi in albergo perché pioviggina è il modo più sicuro per non dover cambiare vestiti ma anche per perdersi l’arcobaleno.
- A che punto sono e di cosa ho ancora bisogno?
La risposta è possibile solo se hai risposto alle precedenti.
“A che punto sono?” presuppone una meta definita ma anche che tu abbia prestato attenzione al percorso per capire se quella meta è ancora valida o è accaduto qualcosa di inaspettato che ha creato un nuovo sogno per te.
Se hai deviato, chiediti come è accaduto:
- se è stata una scelta consapevole, se è stato un aggiustamento necessario al programma di viaggio, se hai agito in consapevolezza, dunque hai imparato ad ascoltarti;
- se ti senti in preda agli eventi, invece, potresti aver bisogno di fermarti e tornare ai punti precedenti, affinché tu riesca a sistemare le vele e sfruttare il potere del vento, anziché farti trasportare dove capita.
Pensa agli imprevisti e a come li hai affrontati: avevi tutto ciò che serviva nello zaino? Cosa ti aspetta nel tratto che manca verso la meta e cosa ti può ancora servire?
L’equivalente dell’attrezzatura nello zaino sono le competenze. Non ci sarà tavola innovativa che tenga per surfare l’onda del cambiamento, se non hai sviluppato i muscoli e l’equilibrio.
Oggi esistono tantissime possibilità per allenarsi e costruire nuove capacità. La tecnologia ha reso possibile fruire di momenti formativi qualsiasi sia la tua disponibilità di tempo e soldi.
Non partire dal presupposto che un lungo Master sia quello che ti serve. Per allenare le competenze comunicative e relazionali, per esempio, un buon corso breve e la partecipazione attiva a gruppi professionali su LinkedIn può fare la differenza, per creare network ed esercitare la comunicazione assertiva.
- Ho bisogno di una guida?
I momenti di cambiamento professionale rappresentano spesso un momento straordinario. Oppure possono diventare l’ennesimo nuovo lavoro di cui ti stancherai dopo 1 anno.
Se è vero che il tempo medio di permanenza in azienda è diminuito (si cambia lavoro più spesso e con più facilità), questo non è predittivo della soddisfazione che sentirai nella nuova avventura. Tanto più se non hai l’abitudine di cambiare lavoro/ruolo sarebbe utile chiederti
“Ho bisogno di un esperto? Qualcuno che mi guidi nell’esperienza?”
Può essere un orientatore professionale, un career coach, uno psicologo (non sono figure equivalenti, ma possono avere zone di intersezione).
Il valore aggiunto di rivolgerti ad un professionista è quello di sviluppare autoconsapevolezza e strumenti che potrai usare anche in futuro.
Immaginalo come una guida che ti accompagna in Islanda, in un posto sperduto in cui non potresti arrivare da solo se non correndo rischi troppo alti, che ti fa appassionare al movimento dei ghiacci e al potere del fuoco, che ti lascia conoscenze nuove che potrai usare quando andrai a visitare i vulcani in Nuova Zelanda.
A parità delle necessarie qualifiche formali che la tua guida deve avere, sceglila in base al racconto che fa di sé e del suo lavoro, agli obiettivi che potete raggiungere insieme (che vanno esplicitati sempre!) e a quanto ti renderà protagonista dell’avventura. A nessuno piace ascoltare lezioni interminabili e solitarie: da una guida pretendiamo che ci chieda preventivamente cosa vogliamo dal viaggio, che ci coinvolga, che ci aiuti a chiarire dove siamo diretti, che ci faccia sentire che stiamo imparando.
In questo senso, non immaginare una guida locale che ti trasporti da A a B, ma un allenatore/facilitatore che ti aiuti ad affrontare i possibili percorsi da A a … dove vorrai arrivare.
QUANDO E’ IL MOMENTO GIUSTO PER PIANIFICARE IL VIAGGIO?
Dopo 5 domande a cui puoi rispondere solo tu, adesso ho io una risposta per te: SEMPRE.
Come mai per molti di noi l’anno nuovo inizia a settembre? Il rallentamento estivo delle attività e lo spegnimento degli automatismi quotidiani lasciano più spazio alla creatività e agli strappi alla routine, predisponendoci a immaginare versioni di noi stessi fuori dall’ordinario.
E’ il momento in cui ci concediamo più sogni e avventure.
L’ultimo consiglio, quindi, è quello di costruire un mondo in cui il cambiamento sia sempre possibile.
Come fare?
Facciamo diventare queste domande un’abitudine.
Un’abitudine necessita di 90 gg per essere formata, quindi preparati all’idea che nulla di ciò che farai all’inizio sarà acquisito per sempre. Deve essere costantemente e consapevolmente ripetuto nel tempo.
Abituati a chiederti come stai e dove stai andando. Il suggerimento è quello di allenarti all’ascolto di te stesso, affinché tu sia in grado di riconoscere in qualsiasi momento il bisogno di fermarti e chiederti: Dove? Come? Con chi?