Come riporto le persone in ufficio dopo i lockdown e l’home working?
È una domanda che risuona se sei un Titolare d’azienda, un HR Manager o il responsabile di un Team.
Ed è una domanda che presuppone che le persone vadano riportate in azienda e precisamente negli uffici.
Se sei un lavoratore, potrai essere collocato su una scala ideale che va da “non vedere l’ora di rientrare in ufficio” a “cambio lavoro perché non voglio tornare in ufficio”.
Le ricerche ci indicano forte e chiaro quali sono le posizioni reciproche.
- Microsoft ha intervistato oltre 31mila lavoratori in tutto il mondo tra gennaio e febbraio 2022. Circa il 50% delle imprese ha richiesto o prevede di richiedere ai collaboratori di tornare in presenza a tempo pieno nel corso del 2023. Per contro, il 52% dei lavoratori intervistati vorrebbelavorare in modalità ibrida;
- L’ADP Research Institute ha interpellato 33mila lavoratori in diciassette Stati (“People at Work 2022: A Global WorkforceView“). Il 71% dei giovani nella fascia di età 18-24 anni non rinuncerebbe mai al lavoro ibrido e trasversalmente alle fasce d’età 2 lavoratori su 3 cambierebbero azienda se fossero costretti a tornare in ufficio;
- In Italia AIDP ha intervistato circa 850 tra direttori del personale e aziende ad inizio 2022. Il 58% tra i neo-assunti e i dipendenti chiede il lavoro agile come pre-condizione per poter accettare o continuare l’impiego. Oltre l’88% delle aziende ha confermato che al termine dello stato di emergenza (al momento della ricerca era previsto per il 30 giugno 2022, poi spostato) manterrà il lavoro ibrido, contro l’11% che ha espresso un’intenzione contraria;
- i dati dell’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, indicano che a fine 2022 siamo a un bivio: nel 2022 sono circa 3,6 milioni i lavoratori da remoto, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021, concentrati soprattutto nella PA e nelle PMI, diversamente da ciò che si registra nelle grandi imprese (al 91%, mentre nel 2021 era all’81%), i cui lavoratori in smart working corrispondono alla metà del numero complessivo.
Nelle PMI prevale ancora una visione dello smart working come misura emergenziale (nelle PMI in media abbiamo 4,5 gg/mese di lavoro da remoto. Nelle GI sono 9,5). Tuttavia, il 59% delle grandi imprese italiane aveva dichiarato aumenti di produttività con il lavoro ibrido e per il 39% dei dipendenti l’equilibrio tra vita e lavoro è sensibilmente migliorato.
A questo punto possiamo continuare a chiederci come riportare le persone in ufficio ed esacerbare la distanza tra individui e organizzazioni. Oppure modificare i presupposti con i quali stiamo configurando il problema.
In che modo possiamo tradurre un’azione diventata ormai necessaria per non perdere i talenti, in un’occasione volontaria e proattiva di riflessione su come intendere gli spazi?
Proviamo ad individuare alcuni quesiti che ci aiutano a guardare la situazione con occhi diversi.
- Qual è la funzione dell’ufficio nella mia attività?
- Quali differenze ho riscontrato tra il pre e il post pandemia rispetto a produttività e relazioni professionali?
- Quali sono i vantaggi dell’ufficio che voglio mantenere per il futuro dell’organizzazione?
- Quali valori voglio che siano promossi nella mia azienda?
- Con quali strategie posso trasferire questi aspetti nel lavoro ibrido o full remote?
Alla fine di questa attività, inizieremo a descrivere il nostro ufficio come un luogo di appartenenza, anziché come postazione fisica.
La domanda non è “come riportare le persone in ufficio?” ma come farle sentire nell’ufficio che vogliamo.